Il nostro sistema di verde verticale: far sopravvivere le piante quando sei lontano da casa o dal tuo luogo di lavoro e non puoi innaffiarle
Siamo per il green, inteso nel senso più ampio e generale del termine. Non c’è da stupirsi che ci piacciano le piante. L’erbale verticale con irrigazione automatica e recupero d’acqua è stato il primo oggetto che abbiamo fatto entrare nella nostra sede quando l’abbiamo inaugurata, nel “lontano” 2017. Abbiamo pensato che dopo essere sopravvissuto, con meno difficoltà di noi, ad una pandemia che ci ha tenuti lontani dall’ufficio per diverso tempo, meritasse un articolo dedicato.
Come funziona
L’erbale verticale è una struttura di verde verticale in plexiglass trasparente, ispirata ai terrazzamenti dei Giardini della Minerva di Salerno – per chi non li conoscesse, una piccola oasi naturale di pace e tranquillità situata nel cuore del centro più antico della provincia campana.
Grazie al nostro sistema abbiamo portato un po’ di natura all’interno della nostra sede e creato un piccolo angolo di verde che, oltre ad abbellire gli spazi e a rendere più salubre l’aria, separa gli ambienti, fungendo da parete divisoria.
L’acqua, prelevata da un serbatoio inferiore che ospita delle piante acquatiche, è portata al livello più alto da una pompa regolata da un timer. Da lì, ritorna in basso e si ricicla, attraversando i ripiani intermedi e alimentando le piante dal fondo. La messa a dimora delle piante è semplicissima: basta appoggiarle sui ripiani nei loro vasetti, avendo cura di metterci sotto un dischetto di materiale assorbente.
Il sistema realizzato assicura alle piante il giusto apporto idrico, consentendo loro di sopravvivere anche quando in ufficio non c’è nessuno per innaffiarle. In questo modo, si evitano sprechi di tempo, e soprattutto di acqua grazie alla presenza del serbatoio inferiore. Durante il lockdown, quest’ultimo si è prosciugato, lasciando per ben due mesi completamente a secco le piante, che nonostante la totale assenza di acqua sono sopravvissute.
Da allora teniamo ancora di più al nostro “brevetto”, che consideriamo il simbolo della nostra stessa ripartenza, dopo una fase più o meno lunga di resilienza.