E’ opinione comune, e per certi versi anche radicata, che tutto quello di cui si abbia bisogno per avere successo nell’ambito imprenditoriale sia avere un’idea quanto più innovativa possibile, tecnologica, che accolga la più ampia fetta di clientela immaginabile e che, in definitiva, risponda a un bisogno insoddisfatto dalle opzioni di acquisto attualmente presenti sul mercato
Per quanto questa visione pionieristica sia l’indubbia base di partenza necessaria per poter avviare una impresa di successo, focalizzarsi in maniera ossessiva sull’aspetto creativo risulta limitante, in quanto ignora, o nella migliore delle ipotesi sottovaluta, le difficoltà sia pratiche che legislative nella gestione dell’impresa, difficoltà con le quali un piccolo imprenditore praticamente a digiuno di aspetti amministrativi sarà certamente costretto a confrontarsi.
Tommaso d’Onofrio si occupa da molti anni di valutazione e finanziamento di start up e imprese innovative. Presidente di AISCRIS (Associazione Italiana delle Società di consulenza per la Ricerca, L’innovazione e lo sviluppo) è consulente presso la Commissione Europea per la valutazione dei progetti Horizon2020 SME Instrument, vale a dire contenitore di una miriade di proposte anche molto valide, alcune delle quali però rischiano di perdersi (o si sono effettivamente perse) quando si sono confrontate con la necessità di costruire una solida struttura aziendale a inevitabile sostegno dell’idea progettuale.
Nel suo “Business Innovation Plan – Dalla Start Up all’impresa di successo” sono enucleati tutti gli elementi che concorrono alla creazione, gestione e implementazione dei fabbisogni di un’impresa innovativa, proprio a partire dalla destrutturazione della concezione autarchica dell’idea innovativa e dalla possibilità (o forse sarebbe meglio dire dalla urgenza) che essa sia accompagnata sin da subito in maniera complementare da formulazioni più precise in merito all’organizzazione interna, alle finalità che questa si propone (mission) e a come intende perseguirle (vision).
Intendiamoci, l’idea imprenditoriale resta sempre e comunque l’evento scatenante primigenio a partire dal quale diramare tutti i successivi discorsi di ordine finanziario: e infatti il libro inizia con una approfondita disamina su come stimolare e in un certo modo favorire questa sorta di momento big bang, a partire proprio da consigli su come plasmare la genesi della proposta innovativa.
Tuttavia già dai primi punti affrontati, assume centralità piena e organica il bisogno di definire un business plan di una nuova impresa, sottolineando l’evidenza che imparare a configurare in maniera strutturale l’impalcatura aziendale che debba sorreggere lo sviluppo e l’evoluzione della nostra intuizione sia una necessità primaria sin dai primissimi vagiti della nostra attività. Non è quindi il momento tecnico-finanziario che semplicemente succede all’elaborazione concettuale, ma questo si identifica come una componente iniziale co-responsabile appieno del fallimento o del successo del progetto.
D’altronde è un ragionamento di logica comune: per quanto possa essere geniale o rivoluzionaria, l’idea innovativa rischia di non veder sfruttato appieno il suo potenziale laddove non ci sia una forza produttiva e promotrice necessariamente intensa per diffonderla. Insita in quest’ultimo assioma c’è ovviamente la considerazione che ogni azienda oltre a essere un organismo dotato di caratteristiche interne (si spera) coerenti, sia anche elemento individuale di un sistema di riferimento definito da tutte le altre imprese che, in qualche modo, condividono le sue stesse configurazioni e finalità: risulta allora necessario avere percezione delle dimensioni del mercato e mettere in atto strategie competitive sia in ambito locale che globale.
Uno dei case study proposti dall’autore è quello di HySolarkit, il progetto per la conversione delle auto convenzionali in veicoli ibrido solari, la cui storia viene narrata attraverso un ipotetico dialogo sul treno tra il suo inventore, il prof. Gianfranco Rizzo, CEO di eProInn e una donna casualmente incontrata; il racconto ripercorre tutte le fasi della storia del progetto, dalla sua nascita all’interno dei laboratori di Ingegneria Meccanica dell’Università degli Studi di Salerno, alla fondazione della società eProInn, alla costituzione della partnership con altre realtà industriali (Mecaprom, Solbian e Landi Renzo) riunite all’interno del progetto LIFE-SAVE direttamente finanziato dalla Comunità Europea attraverso il portale LIFE. Il tutto passando attraverso i successi sia accademici che aziendali, le difficoltà, le risoluzioni, i compromessi e in generali tutti gli step necessari affinché un’idea nata come costola di un filone di ricerca universitaria (spin-off) abbia generato un prodromo d’impresa (start-up) con la prospettiva concreta di diventare una solida realtà nel complesso mercato dell’automotive.
Il libro di Tommaso D’Onofrio affianca la descrizione di esempi concreti per dimostrare che le imprese innovative possono crescere laddove una programmazione oculata riesca a far fronte alla grande complessità di analisi di un mercato dagli scenari incerti, dove la componente umana e di competenze non si esaurisce nello sviluppo delle possibilità del proprio campo preferenziale, ma necessita un allargamento e un rinnovamento delle visioni e delle possibilità di crescita con grande attenzione ai moderni modelli di business specifici per il settore delle start-up.